E insieme agli agrumati, in special modo un arancio dolce o un mandarino, c’è un olio essenziale che amo spesso diffondere e ai loro sentori accostare: il PALO SANTO. Quando i monaci spagnoli scoprirono il legno della BURSERA GRAVEOLENS chiamarono l’albero “palo santo”, ovvero “legno sacro”. Tale è infatti la concentrazione di oli essenziali che conferiscono al suo legno, ai suoi frutti e ai suoi ramoscelli un profumo irresistibile e notevoli proprietà curative.
Grande PURIFICATORE, l’olio essenziale di Palo Santo “ripulisce” gli ambienti in cui soggiorni o dove ritieni siano presenti energie stagnanti e negative. Esso favorisce la meditazione e l’introspezione, caccia via lo stress, migliora il sonno, a livello energetico “ripulisce” profondamente tutti i chakra.
Botanicamente parlando siamo all’interno della grande famiglia delle BURSERACEAE, oovvero quella meravigliosa famiglia botanica che ci regala anche Incensi (BOSWELLIA) e Mirra (COMMIPHORA). Fai sempre attenzione al suo nome botanico costituito come ripetiamo spesso nei corsi da un epiteto comune indicante 𝗶𝗹 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 (BURSERA), e un epiteto specifico indicante 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗲 (GRAVEOLENS). 𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗲𝗿𝗮𝗶 𝗲𝗾𝘂𝗶𝘃𝗼𝗰𝗶, dato che sotto il nome comune di “palo santo” spesso sono inclusi anche altri legni endemici del sud America.
Bursera graveolens vs Bulnesia sarmientoi: Due specie botanicamente distinte!
Entrambe originarie del Sud-America, in un caso abbiamo la 𝗕𝗨𝗟𝗡𝗘𝗦𝗜𝗔 𝗦𝗔𝗥𝗠𝗜𝗘𝗡𝗧𝗢𝗜 appartenente alla famiglia botanica delle 𝗭𝗬𝗚𝗢𝗣𝗛𝗬𝗟𝗟𝗔𝗖𝗘𝗔𝗘, una famiglia assai poco nominata in aromaterapia in verità; nel secondo caso abbiamo invece la 𝗕𝗨𝗥𝗦𝗘𝗥𝗔 𝗚𝗥𝗔𝗩𝗘𝗢𝗟𝗘𝗡𝗦 (famiglia botanica delle 𝗕𝗨𝗥𝗦𝗘𝗥𝗔𝗖𝗘𝗔𝗘).
La Bulnesia popola le aree 𝗱𝗲𝗹 𝗚𝗿𝗮𝗻 𝗖𝗵𝗮𝗰𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗦𝘂𝗱 𝗔𝗺𝗲𝗿𝗶𝗰𝗮, lungo i confini di Argentina-Bolivia-Paraguay per intenderci. Di quest’albero si utilizza il legno, nonché il suo olio essenziale denominato NON palo santo quanto piuttosto GUAIAC OIL o GUAIACWOOD (dall’inglese “olio di guaiaco” o “legno di guaiaco”).
Quali le proprietà della Bulnesia sarmientoi? I nativi della regione del Chaco impiegano la corteccia per trattare problematiche di stomaco. Proprio come avviene per il palo santo, piccoli pezzi di legno sono altresì impiegati come forma di incenso naturale 𝗻𝗲𝗶 𝗿𝗶𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶. Sempre la tradizione popolare ci racconta di altri meravigliosi impieghi. Nel nord-ovest dell’Argentina, ad esempio, il popolo Criollo ne brucia il legno insieme alle foglie di Ruta e il fumo risultante si narra sia soffiato nelle orecchie di adulti e bimbi con otite.
Botanica e impieghi diversi per due entità distinte dunque. Nessun migliore, nessun peggiore, come ci raccontiamo ogni volta. Piuttosto ognuno speciale a proprio modo. In profumeria, il legno di guaiaco si utilizza per comporre accordi fumé. Legante ideale tra le note di cuore e le note di fondo, molto piacevoli si narra siano combinazioni con legni di cedro, patchouli e sandalo. 😉
Post Scriptum. La Bulnesia sarmientoi è attualmente considerata specie botanica IN PERICOLO DI ESTINZIONE, rientrante nella Lista Rossa 𝗜𝗨𝗖𝗡 (𝗜nternational 𝗨nion for 𝗖onservation of 𝗡ature), a causa della deforestazione del Gran Chaco e di una forte domanda globale del suo legno. Le stime indicano che nell’arco di tre generazioni la popolazione mondiale di Bulnesia sarmientoi è destinata a diminuire di circa il 50%.